Primo Levi, letterato italiano deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, scriveva:
"Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi."
Questo testo che negli anni non si è dimenticato, oggi più che mai è attuale e fa comprendere cosa sia realmente importante nella vita.
Tutto ciò che noi abbiamo, un casa calda che ci accolga, gli affetti a noi vicini e soprattutto la libertà di poter manifestare il nostro pensiero e le nostre idee - nonostante tutto - non sono fattori scontati.
Anzi, il particolare momento che stiamo affrontando ci permette di capire, ancora di più, che tutto può svanire e l'uomo potrebbe perdere la propria dignità.
Meditiamo su questa poesia durissima, che coinvolge fino al midollo e fa tremare le certezze dell'umanità, per assaporare ancora di più la forza dell'uomo libero.
Il Sindaco
Federica Stolfinati